Notizie riguardanti l'esistenza di attrezzature termali a Sciacca si hanno già nella mitologia greca, con la descrizione dello scavo delle grotte vaporose o delle stufe sul monte Kronio per opera di Dedalo. Si hanno notizie più certe a proposito dell'eremo medievale di San Calogero, che aveva sia uno scopo religioso che quello di servire gli infermi con l'uso delle stufe. L'utilizzo delle acque sulfuree dell'Acqua Santa consolidatasi immediatamente dopo, attirò una moltitudine di persone da ogni parte obbligando il municipio a regolarne l'accesso con un ordinamento preciso. Per un lungo periodo la struttura restò legata all'utilizzo immediato in un contesto pressocchè selvaggio. In seguito, gli studi effettuati da alcuni scienziati, come Bellitti nel 1783 e Farina nel 1864, che evidenziavano le qualità terapeutiche delle acque sulfuree saccensi, sensibilizzarono l'opinione pubblica circa la possibilità di un loro sfruttamento razionale e produttivo. Da ciò scaturì un susseguirsi di ampliamenti strutturali e di abbellimenti architettonici; vennero ricostruiti i piccoli stabilimenti nei luoghi dove sgorgavano le acque e nelle grotte vaporose, fu ristrutturato il vecchio stabilimento nella Valle dei Bagni su progetto dell'architetto Gravanti e grazie anche all'intervento del Comune con la costruzione di acquedotti, fognature, strade e piazze, Sciacca aspirò a diventare una realtà turistico-termale, nonostante l'inadeguatezza dei collegamenti col territorio e la mancanza di strutture ricettive e ricreative. Nel 1913, con l'entrata in funzione del collegamento ferroviario Castelvetrano-Sciacca, si inaugurò una vera e propria apertura della città verso l'esterno. La politica comunale si rivolse alla realizzazione di un contesto urbano adeguato alle reali potenzialità del centro coinvolgendo anche la cittadinanza a partecipare finanziariamente alla costruzione del Nuovo Stabilimento termale nella zona di Cammordino. Contemporaneamente alla nascita di questo stabilimento, furono realizzate altre strutture urbane, soprattutto alberghi e fu usanza dei cittadini affittare stanze in famiglia nei periodi di maggiore flusso turistico. Nacque una nuova classe imprenditoriale turistico-termale che svolse un ruolo di protagonista nel fenomeno di termalizzazione della città. Verso la fine degli anni '50 il Comune, che da sempre aveva gestito le stufe e le acque termali, dichiarando l'impossibilità sul piano finanziario di avviare nuove iniziative, decise di vendere il proprio patrimonio alla Regione siciliana, la quale se da un lato sviluppò pregevolmente le attrezzature della zona di Cammordino, non riuscì a gestire adeguatamente le due strutture alberghiere che erano nate vicino alle terme e alle stufe. Seguì un periodo di abbandono, gli stabilimenti balneari chiusero e quasi tutti gli alberghi cessarono la loro attività. Fortunatamente nel 1972 l'assessorato regionale al Demanio si fece promotore di nuove iniziative, potenziando le attrezzature della zona di Cammordino e insieme alla società SITAS oggi "Sciacca Mare" costruendo quattro nuovi alberghi termali, due centri sanitari, per un totale di 7500 posti-letto. Da allora Sciacca si propone, come meta privileggiata di soggiorno che riguarda la pratica di cure termali e l'attività balneare, al turismo regionale, nazionale ed internazionale.